La relazione di aiuto a mediazione corporea:
un aiuto che oriento nella direzione dell'autonomia dell'altro, all'interno di una relazione nella quale sono presente con una prospettiva esistenziale-fenomenologica.
La fenomenologia, fondata dal filosofo Husserl, è una disciplina ma anche un metodo ed un atteggiamento di pensiero: è come "una seconda vista", che si apre e dà valore alla conoscenza diretta di ciò che si manifesta durante l'esperienza.
Nello specifico, durante ogni incontro, osservo l'altro con la consapevolezza che "so di non sapere" ma posso aprirmi al suo essere, passo dopo passo, mentre lo accompagno all'interno della sua stessa evoluzione.
Il dialogo tra noi assume, così, una forma dialogica: accogliente, non direttivo, intimo e genuino.
Come insegna Panikkar, il dialogo dialogico si muove oltre i confini del dialogo dialettico, supera la tentazione di conquistare l'altro, imponendo una determinata prospettiva, per aprirsi ad una reale conoscenza.
Esplorando insieme la situazione e la domanda, sostengo la persona mentre attraversa un disagio, un'esperienza dolorosa, un blocco o una trasformazione, creando opportunità di consapevolezza che possano dare spazio a nuove possibilità e prospettive esistenziali.
All'interno di una concezione unitaria dell'esistenza, viene risanata la cartesiana scissione mente - corpo. Una scissione, del concetto di persona, che in occidente inizia a germogliare intorno al 390 a.C., con Platone.
Nella concezione platonica l'uomo è formato da due parti, il "corpo mortale" legato al mondo sensibile e l'"anima immortale" legata al mondo ultraterreno, la sola che può contemplare il mondo delle "idee" e delle verità eterne. Poi, nel pensiero moderno, questa opposizione si ritrova in Cartesio che la eredita e la fortifica: non solo la "res extensia" (il corpo) è separata dalla "res cogitans" (il pensiero) e la persona coincide con il solo pensiero ma viene definito il corpo in modo unicamente anatomico, come fosse sempre più una "cosa".
Questa visione di "supremazia" della mente rispetto al corpo, radicata da così tanti secoli, ha portato l'uomo occidentale ad identificarsi con il pensiero razionale-discorsivo ed a vivere il corpo come un accessorio, a volte anche scomodo, piuttosto che come parte integrante dell'essere persona, da ascoltare in tutta la sua espressività.
Un dolore fisico, determinati sintomi respiratori o particolari strutture somatiche, rappresentano la risposta fisica ad un disagio psichico, un'emozione o un sentimento che non si stanno vivendo.
II corpo siamo noi, non è un ammasso anatomico ma l'espressività energetica della persona.
I corpi fisico-mentale-emotivo-spirituale sono integrati, come era nell'antica visione olistica dell'essere umano.
Solo con questa prospettiva, l'essenza della parola greca psiché, il respiro, l'essere che in ognuno di noi "è" ritrova, nel concetto di persona, spazio e valore.
In questa cornice, promuovo nell'altro lo sviluppo della sua innata capacità creativa e trasformativa, anche attraverso l'aiuto di pratiche corporee.
All'interno di un pieno radicamento nella realtà, promuovo l'emersione di intuizioni, di desideri, di "sblocchi esistenziali" e lo sviluppo di una coscienza più espansa, per dare un senso nuovo e più ampio alle esperienze vissute.
Ciò apre le porte anche alla possibilità di sperimentare l'essenza della propria Bellezza, che è reale e non solo un'astrazione filosofica.
La persona si troverà, così, nella migliore condizione per evolvere: elaborare creativamente l'esperienza iniziale per la quale aveva chiesto sostegno e scegliere ciò che è meglio per sé, utilizzando i suoi punti di forza e vivendo in un'autentica espressione del proprio essere.
Se lo ritengo utile per il benessere dell'altro utilizzo, in sinergia con gli incontri, gli strumenti di bioenergetica, di focusing, di mindfulness, di training autogeno o E.M.D.R.
"Il compito principale
nella vita di un uomo
è di dare alla luce se stesso."
Erich Fromm
(E' stato uno psicanalista e sociologo)